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I vari tipi di kasko, valore intero, primo e secondo rischio

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Kasko a valore intero

Come abbiamo visto nella parte generale che riguarda la polizza Kasko, ci sono diverse “varianti” di questa particolare copertura assicurativa, che tra di loro differiscono per estensione, vale a dire massimali e franchigie, e di conseguenza per il premio pagato alla compania.
In questa cornice la cosiddetta Kasko a valore intero è l’ammiraglia della flotta, la copertura “full optional”, il non plus ultra. C’è poco da spiegare in realtà su questo tipo di polizza: sfasci la macchina con un sinistro e loro te la ripagano per quel che vale. Qualsiasi sia la dinamica dell’incidente, purché la responsabilità non sia di un altro conducente coinvolto. L’unico limite consiste nel non violare gravemente il codice della strada, sebbene siano opzionabili alcune costosissime clausole per ovviare anche questo “problema” (solo per gli automobilisti animati dalle peggiori intenzioni).

Kasko a primo rischio

Scendendo nel “ranking della copertura” troviamo poi la Kasko a primo rischio, decisamente più abbordabile dal punto di vista economico. Questa polizza prevede un massimale. Per esempio si può assicurare la propria auto (o moto) fino a un valore di 4mila o 5mila euro, prevedendo che in caso di incidente con torto, il danno riportato dalla propria vettura non superi in ogni caso quella soglia. Se invece la superasse, com’è facile intuire, la differenza verrebbe a gravare sull’assicurato. Tuttavia il risparmio sul premio assicurativo – per rendersene conto è sufficiente un qualsiasi preventivo in agenzia – è assai considerevole rispetto a quello previsto per la Kasko a valore intero. Questo tipo di copertura Kasko, a sua volta, si suddivide in due “sottoformule”: la kasko a primo rischio assoluto e la kasko a primo rischio relativo. Vediamone brevemente le differenze…

Polizza kasko a primo rischio assoluto: il massimale viene stabilito all’atto di stipula dell’assicurazione, senza tener conto del valore commerciale del veicolo.

Polizza kasko a primo rischio relativo: il massimale è variabile, a seconda del valore commerciale del veicolo, non è una quota fissa espressa in euro, bensì una percentuale fissa che varia rispetto al valore del mezzo assicurato al momento del sinistro. Tiene conto cioè della svalutazione dell’auto, di anno in anno e della sua quotazione di mercato. Tra le due fattispecie di polizze kasko a primo rischio, questa seconda ha un premio più basso.

Kasko a secondo rischio

Una ulteriore possibilità di risparmio, senza rinunciare a una copertura di tipo Kasko, è costituita dalla Kasko a secondo rischio. Questo tipo di copertura è in tutto e per tutto simile alla Kasko a primo rischio, ma differisce per l’imposizione di una franchigia. Dunque la compagnia, in caso di incidente stradale (alle condizioni già prese in esame per la kasko, ovvero senza responsabilità di un altro guidatore coinvolto) risarcisce i danni compresi come valore tra la franchigia e il massimale (quindi non danni troppo piccoli, e non eccedenti rispetto al limite fissato). In questo caso, il massimale è sempre calcolato col sistema “relativo”, cioè in percentuale al valore commerciale corrente del veicolo, mentre la franchigia è un valore fisso espresso in euro. Tanto per fare un esempio, con l’infallibile sistema del “contro della serva”, ipotizziamo di avere un’auto che vale 100mila euro, assicurata con la kasko a secondo rischio per un massimale del 50 per cento e una franchigia di 1000 euro, se sfasciamo la nostra auto completamente, la compagnia ci risarcirà per 49000 euro: cioè il 50% di 100mila – 1000 di franghigia. La stessa auto, ipotizziamo che dopo 4 anni dall’acquisto scenda di valore a 80 mila euro. Se la sfasciamo otterremo 39 mila euro: perché la franchigia è fissa mentre varia il massimale, calcolato percentualmente (percentuale fissa ovviamente) rispetto al valore dell’auto, attualizzato.

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